giovedì 23 febbraio 2017

Pietro Valle, uomo illuminato del XIX secolo di Goffredo Ademollo Valle

Pietro Valle, uomo illuminato del XIX secolo di Goffredo Ademollo Valle 
Pietro Valle, mio trisavolo, fu un uomo illuminato, lungimirante che amò la terra di Maremma e si prodigò in ogni modo per la sua economia e il suo sviluppo. Si adoperò per i giovani e per la liberta' di insegnamento. A lui si devono tante migliorie per l'agricoltura; prese a cuore e sostenne progetti che poi furono realizzati dopo la sua morte per sviluppare le comunicazioni e la viabilità delle strade collinari e montane, allora impraticabili o percorribili con difficoltà. Dalla realizzazione di questi progetti la Maremma ne trae beneficio tutt'oggi.

PIETRO VALLE di Scansano (Gr)










Pietro Valle nacque a Scansano il 30 dicembre 1795 da Natale Valle e Maria Angela Saliti. Perse il padre Natale quando non aveva ancora compiuto sei anni e qualche anno dopo morì anche la madre. Pietro e la sorella Teresa, nata nel 1797, rimasero perciò orfani in tenerissima età. Il loro mantenimento era comunque garantito dalle rendite del patrimonio ereditato dal padre. E' molto probabile che qualche parente della madre si sia occupato della loro educazione e formazione; sicuramente fu all'altezza di questo compito visto che i ragazzi godettero di un'ottima istruzione. Furono ambedue capaci di affrontare la vita con risultati positivi e tanto più Pietro che si distinse particolarmente per il suo precoce senso di responsabilità e indipendenza. Teresa sposò, giovanissima, Giandomenico Citerni, proprietario terriero; da questo matrimonio nacquero sette figli: Elisabetta, Maria Teresa, Carlo, Bernardino, Luigi, Angela e Benedetto (Angela sposò Giambattista Biserni di Giacomo nel 1845; Benedetto sposò Maria Donatelli di Giovanni; Luigi sposò Felice Canetti; Maria sposò Giuseppe Rauggi). Pietro in particolare dimostrò di possedere un'intelligenza vivacissima e innate doti di apprendimento che gli permisero di dedicarsi prestissimo all'amministrazione del proprio patrimonio e agli affari. Egli aveva ereditato dal padre lo spirito intraprendente e la passione per l'agricoltura e per il commercio. Nel 1818, ad appena ventidue anni, decise di crearsi una famiglia sposando la compaesana Aloisa Bellucci, allora venticinquenne. Un anno dopo nacque il primo figlio Natale Luigi. Impadronitosi degli affari del padre si dedicò soprattutto al commercio che consisteva nel rifornire il paese di Scansano ed il suo comprensorio della maggior parte delle merci che occorressero per soddisfare le necessità della popolazione; cereali, legnami, olio d'oliva, tessuti, medicinali ed altro ancora. Nel frattempo seguendo anche la sua passione per l'agricoltura e disponendo di ingenti entrate finanziarie, provenienti dal commercio,  ingrandiva notevolmente il suo patrimonio terriero oltre a quello immobiliare. Poggio Cappone, Il Terzolo, Monte Puzzola, Il Pin Grosso (intestato poi a suo figlio illegittimo di nome Vanni) e le aziende Banditaccia Valle e Campospillo, nel comune di Magliano, furono le sue proprietà terriere più importanti. Contemporaneamente acquistò case e negozi  nel paese di Scansano, nei dintorni e anche a Grosseto. In Scansano In Piazza del Commercio, oggi Piazza Garibaldi, volle costruire la sua abitazione ed un altro palazzo lo costruì in Via Marina, oggi Via XX Settembre. Il Direttore amministrativo delle sue attività fu Igino Caciai, uomo intelligente e di grandi capacità che godette di tutta la sua fiducia e stima. Nel 1843 morì sua moglie Aloisa di quarantacinque anni ( nella Chiesa "Della Botte" di Scansano egli volle che fosse posta una lapide  per onorarne la memoria che ancora oggi si trova murata alla sinistra di chi entra ). Nel 1855 morì, a trentasei anni, di colera, il suo amatissimo figlio Natale Luigi che aveva sposato, nel 1847, la scansanese Angela Quadri di Stefano e Rosa Chelini, la quale gli aveva dato cinque figli: Luisa I (1847)', Rosa (1849), ambedue morte in tenerissima età e Angelo (1851), Benedetto (1852) e Luisa II (1854) che rimasero appunto senza padre. Questa morte prematura lo costrinse a fare le veci del padre per i tre nipoti dedicando loro tutte le attenzioni e le cure e per offrirgli una buona educazione morale e civile oltre che un'adeguata istruzione. Coadiuvato dalla nuora Angela Quadri, donna di intelligenza vivace, di forte personalità, attiva e intraprendente, svolse questo ruolo in modo egregio, coscenzioso e tantomeno li trascurò anche quando nel 1856 si unì di nuovo in matrimonio con Maria Trimpelli, nubile, di quarantatre anni, figlia di Maddalena Orlandini. Il nipote Benedetto morì a solo 28 anni per polmonite mentre Angelo Valle (1851-1926) intraprese la carriera politica che lo portò a sedere nel Parlamento del Regno d'Italia diciassette anni dopo la morte del nonno Pietro. Per raggiungere ciò oltre al patrimonio ereditato dal nonno ebbe un forte appoggio finanziario (allora fare politica aveva dei costi onerosi)  dalla madre Angela la quale si prodigò molto, finché visse, per favorire la carriera del figlio ( Angela Quadri morì nel 1902; viene ricordata oltre che per il suo carattere autoritario anche per il suo aspetto fisico: alta quasi un metro e ottanta con un personale magnifico e con un volto dalle fattezze marcate). Angelo sedette in Parlamento, come deputato, dal 1886 al 1906 per cinque legislature (dalla XVI alla XX) ed ebbe relazioni anche di amicizia con  molti illustri uomini politici del tempo ( Agostino De Pretis, Sidney Sonnino, Giuseppe Zanardelli, Ricciotti Garibaldi, Giovanni Giolitti ecc.)  tra i quali il più importante fu Francesco Crispi con il quale collaborò attivamente e con grande impegno  all'attuazione di un comune programma politico e finanziario oltre che alla politica estera. Francesco Crispi gli manifestò più volte e in più occasioni ( esistono tra i documenti di famiglia lettere, telegrammi, biglietti, fotografie con dedica che lo testimoniano) la sua grande e sincera stima. Seguendo le orme del nonno Pietro anch'egli mostrò sempre interesse per il bene comune e si batté con tutte le sue forze per i problemi che affliggevano la Maremma e per il mantenimento dei suoi valori e della sua identità rivolgendo la sua attenzione verso i tre grandi obiettivi da perseguire per il bene del popolo: l'istruzione, il lavoro e il risparmio. Nella vita e nell'opera di Pietro Valle, a testimonianza di quanto anch'egli tenesse proprio a questi obiettivi, abbiamo le sue lettere, pubblicate nel 1863, in Firenze, dalla Tipografia di F.Bencini, Via dei Pandolfini n.24, con il titolo "LA MAREMMA GROSSETANA e la conservazione della sua autonomia provinciale - Lettere di Pietro Valle". L'amore per l'agricoltura lo condusse per molto tempo a collaborare con "La Gazzetta delle Campagne" di Firenze e a partecipare per due anni come corrispondente al quotidiano "Il Popolano" sempre di Firenze. Collaborò anche con il Giornale delle Arti e delle Industrie . Quanto gli stettero a cuore i problemi della sua terra e della gente bisognosa che vi abitava  lo dimostra anche la proposta che egli fece al Granduca di Toscana che poi coscientemente accolse per creare le colonie agricole  dei "Gettatelli". Dette colonie concorsero utilmente a sopperire alla penuria di mano d'opera. Per l'agricoltura soprattutto locale egli spese tante energie e la conferma di questo si può trovare anche nel suo testamento dove egli sottolineando che l'ambiente naturale della zona è particolarmente vocato alla coltivazione dell'olivo, lascia un fondo al Comune destinato a due premi annuali di 50 lire ciascuno da assegnare ai migliori due potatori di olivi che più si fossero distinti per il loro lavoro durante l'anno. Si prodigò in prima persona, facendo richiesta nel 1864 al Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, per realizzare il progetto relativo alla costruzione di una strada comunale per Manciano che fu poi realizzata solo diversi anni dopo la sua morte. Tale strada avrebbe consentito e agevolato (come poi è avvenuto) gli scambi economici e culturali con i paesi vicini della valle dell’Albegna e avrebbe concorso a valorizzare i terreni di quella zona allora quasi deserta, fatta eccezione per l'area occupata dalla fattoria di Pomonte. Vide nascere e sostenne quello che poi diventerà il fenomeno dell'Estatatura. Già nel 1810 un decreto napoleonico stabiliva che il Tribunale Circondariale di prima istanza fosse trasferito da Grosseto a Scansano rimanendo anche d'inverno. Circa alla metà dell'Ottocento fu istituita l'Estatatura che consisteva nel trasferimento degli uffici pubblici  di Grosseto a Scansano nelle stagioni più calde a causa della malaria che imperversava nelle pianure e nelle basse colline e verrà poi abolita definitivamente il 20 Luglio 1897. La condizione di essere, anche per il solo periodo estivo, considerati cittadini del capoluogo costituirà per la popolazione scansanese motivo di vanto e di orgoglio ma anche un sentimento di boria e di vanità che rimarrà anche dopo la fine dell'Estatatura. Corrado Valle scriverà che "La presenza del Prefetto, di numerosi funzionari e di altre autorità provinciali dava al paese un notevole impulso di vita e contribuiva a dargli l'aspetto di località di soggiorno di un certo tono, rispetto agli altri centri della provincia".  Ma con la fine dell'Estatatura vennero soprattutto a mancare al Comune di Scansano la maggior parte delle risorse economiche sulle quali si basava il Bilancio comunale e il tessuto sociale del paese. Fu allora che Angelo Valle, quale deputato scansanese in Parlamento, prese l'iniziativa e sostenne la richiesta del Consiglio Municipale di Scansano al Governo di un equo indennizzo. Dopo una serie di proposte e controproposte nel 1902 il Governo elargì una somma di £.100.000 da destinare ad opere di pubblica utilità, chiudendo la pratica dell’indennizzo a Scansano per i danni subiti. L’Amministrazione Comunale scansanese, dopo un referendum che sancì una spaccatura tra il capoluogo e le frazioni, specie quella di Montorgiali e Polveraia, stabilì che la somma di £. 100.000 venisse così destinata: £. 50.000 come quota di concorso alla provincia per la sistemazione della strada Scansano – Grosseto; £. 25.000 per lavori di ampliamento dell’Ospedale scansanese; £. 10.000 come fondo di riserva per concorso alle spese di un miglior mezzo di locomozione per la strada Scansano – Grosseto ; £. 15.000 per la sistemazione della Fonte di Scansano. Pietro Valle fu un uomo dal sentimento espressamente liberale; per la sua spiccata intelligenza, per i suoi molteplici interessi, per la sua fervida e multiforme attività, per la sua  eloquenza fu soprannominato "Settecervelli". Si preoccupò sempre delle persone più sfortunate e bisognose con particolare attenzione per i trovatelli e per gli orfani dei quali si sentiva benefico padre sempre pronto a trovare risorse e soluzioni per aiutarli. Si mantenne attivo fino al giorno  della sua morte, avvenuta per complicazioni polmonari, la mattina del 21 Gennaio 1869. La sua morte fu il tema di molti articoli necrologici che furono raccolti e pubblicati dalla Tipografia di Giuseppe Barbarulli in Grosseto nel 1869 con il titolo "Cenni necrologici in memoria di Pietro Valle da Scansano".
Così scrisse  G.Selvi ne "La Nazione" del 11 Febbraio 1869 N.42 nel necrologio di Pietro Valle  " ...Amò e intese la libertà come l'amano e intendono i buoni: troppo sagace ed accorto per esser gabbato dalle parole. Quindi pensò che la religione della quale fu sempre osservantissimo, fosse condizione essenziale a qualunque verace patriottismo, a qualunque verace progresso, a qualunque miglioramento della società. E aggiunse l'esempio all'insegnamento: poiché, onest'uomo con tutti, affettuoso coi suoi, benevolo cogli amici, generoso coi poveri, rassegnato nelle disgrazie, e ilare sempre e religioso, seppe obliare le ingiurie, perdonare ai nemici, serbare incontaminato se stesso e chiudere una vita laboriosa nel bacio soave del Signore. Tale fu in vita Pietro Valle!....)

Capalbio 22 Luglio 2016
Goffredo Ademollo Valle


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