martedì 21 febbraio 2017

Biografia di Goffredo Ademollo Valle, in Arte Dedò

Sono gioioso, un po' scontroso;
spesso amorevole, mai servizievole.
Sono creativo, meditativo;
parlo d'amore con il colore.
Sono orgoglioso, mai vanitoso;
odio l'invidia e la perfidia;
riesco a volare senza planare.
Amo la vita e la natura;
affronto tutto senza paura;
mi piace avere per quanto do;
sono Dedò

Goffredo Ademollo Valle, in Arte Dedò, nasce il 18 Febbraio 1951, in Toscana, in Provincia di Grosseto, a Scansano; egli discende da una nobile famiglia patriarcale. I suoi antenati sono stati illustri pittori, scrittori, studiosi e letterati, storiografi, cardinali, noti patrioti e personaggi politici che hanno fatto la storia d’Italia. L’ appartenenza a una famiglia così importante gli conferisce, fin da bambino, un forte senso dell’identità. A Scansano inizia gli studi della scuola dell’obbligo, in anticipo,a soli cinque anni. Il suo talento grafico e pittorico si fa subito notare, tanto è vero che, a quel tempo, il suo maestro elementare lo propone con successo per la partecipazione ai concorsi scolastici provinciali di pittura e disegno a tema. Nel 1960 la sua famiglia si trasferisce definitivamente nella città di Grosseto. Spesso frequenta anche Roma, città natale del padre, dove lo stesso mantiene rapporti con parenti e amici. Siamo nel periodo de "La dolce vita" felliniana" e sia il partrimonio artistico culturale, sia la vita della Capitale saranno un arricchimento essenziale per il futuro di Dedò. Nel 1966 frequenta, a Grosseto, presso la scuola d’arte comunale, corsi per apprendimento teorico-pratico di pittura, scultura, ceramica e lezioni di anatomia. Gli insegnanti di questi corsi sono esponenti di primo piano nell’ambito artistico locale: i pittori Bruno Dominici (Grosseto1920-1989), Carlo Gentili (Grosseto 1910-1996), lo scultore Tolomeo Faccendi (Grosseto 1905-1970), la ceramista Soldateschi, la Professoressa di anatomia Chioccon. Il periodo d’attività di questa scuola fu abbastanza breve, ma un’esperienza felice, didatticamente utile, tale da lasciare in Goffredo Ademollo Valle che la frequentò, un ricordo positivo e una traccia indelebile, utilissima per la sua futura formazione artistica. La ricorderà e ne parlerà come ” La Mini-Accademia grossetana del sessantasei ”. A Grosseto Goffredo Ademollo Valle frequenta regolarmente l’Istituto Tecnico Statale per Geometri V. Fossombroni, e si diploma nell’anno 1969. Il padre è gravemente ammalato; l’avita azienda agricola “La Banditaccia”, situata nel Comune di Magliano in Toscana, è stata venduta. Goffredo Ademollo Valle è iscritto alla facoltà d’Architettura di Firenze.Lo stabilimento siderurgico “La Magona d’Italia” di Piombino, in Provincia di Livorno, gli offre l’opportunità di un lavoro come impiegato tecnico. ”Lavoro sicuro” così veniva definito; ovviamente non può lasciarselo sfuggire; il 16 Ottobre 1969 entra a far parte degli impiegati di quello stabilimento; ma come si è gia scritto per altri artisti con simile destino egli, seppure si sia distinto e comunque fatto onore, è stato sempre un tecnico sbagliato e un impiegato atipico. Continuerà comunque, con grandi difficoltà, il percorso universitario da studente lavoratore.  Il 9 ottobre del 1972 il padre muore. La perdita di un genitore rappresenta per ognuno, quasi sempre, un grande dolore; nel caso di Goffredo Ademollo Valle il dolore è ancora più grande perché la figura paterna, molto conosciuta e amata nell’intera Maremma, rappresenta anche un suo importante punto di riferimento. A Piombino segue il corso di disegno e pittura tenuto dal maestro Stenio Petroni presso la Galleria d'Arte Colombini: una interessante esperienza molto formativa ed efficace che stimola in lui il desiderio di crescere e perfezionare le sue tecniche pittoriche. Negli stessi anni settanta partecipa con opere di grafica alla sua prima mostra collettiva organizzata dal Centro Arti Visive di Piombino, presieduto dal pittore Renzo Mezzacapo, personaggio con cui instaura rapporti duraturi di amicizia e stima reciproca, a volte animati anche da accese discussioni e scambi di opinione che peraltro tendono a far crescere tra loro collaborazione e contatti. E’ presente e partecipa a molte mostre, corsi, iniziative e manifestazioni organizzate dallo stesso Centro Arti Visive anche quando diventerà Centro di Iniziativa per le attività Creative, seppure il suo fosse l'unico voto contrario all'iniziativa di cambiamento. Memorabile è il successo e il consenso del pubblico al Castello di Piombino, nella serata in cui Goffredo Ademollo Valle, in una delle sue conversazioni, così ama chiamarle, ripercorre la prestigiosa storia della città di Piombino, facendo riferimento al suo patrimonio artistico-monumentale e non astenendosi da citare, condannandoli, errori e scempi gravi compiuti in epoca napoleonica, ma anche nel recente dopoguerra, ai danni del detto patrimonio e dell’identità cittadina. La città di Piombino è sempre stata frequentata da famosi personaggi importanti della pittura e scultura italiana. A parte i noti e illustri soggiorni in epoca rinascimentale di Leonardo da Vinci, Rosso Fiorentino, Giovanni Antonio Bazzi detto “Il Sodoma” che ormai fanno parte della storia scritta cittadina, molti piombinesi ricordano la recente permanenza in città, fin dagli anni cinquanta,di personaggi come Renato Guttuso (Palermo 1911- Roma 1987), Giorgio De Chirico (Volo 1888 - Roma 1978), Tono Zancanaro (Padova 1906 - 1985), Primo Conti (Firenze 1900 - Fiesole 1988) , Salvatore Fiume (Comiso 1915 - Milano 1997), Mino Maccari (Siena 1898 - Roma 1989), Roberto Sebastian Matta (Santiago del Cile 1911- Civitavecchia 2002) e altri. Ma, a quel tempo, ancora continuano a onorare con le loro presenze la città, grazie soprattutto all’attività di Mezzacapo, nomi importanti come Ugo Attardi (Genova 1923-Roma 2006), Ennio Calabria (Tripoli 1937), Renzo Vespignani (Roma 1924-2001), Sughi, Pini, ecc. Tutti questi artisti hanno lasciato e lasciano traccia del loro passaggio, cosicché la città di Piombino ne risente favorevolmente e risponde instaurando un clima di gran fervore artistico, terreno fertile per la nascita e la crescita di nuovi talenti. Molti sono coloro che, orbitando intorno a Piombino, si distinguono nel campo delle arti figurative e plastiche: Carlo Guarnieri (Campiglia M.ma 1892 - Grosseto 1988) , Fernando Farulli (Firenze 1923 -1997), Nado Canuti (Bettolle 1929), Alessio Sozzi (Piombino 1920 - Milano 2010), Maurilio Colombini (Piombino 1933), Romano Guantini (Piombino1933 - 2011), Steno Petroni, Renzo Mezzacapo (Vivo d'Orcia 1945), GiampaoloTalani (San Vincenzo 1955), Gianfranco Autunnali (Piombino 1945), Federico Tanzi (San Giovanni Incarico 1926 - Piombino 2011), Maribruna Toni (Piombino 1951 - 1998), Elena Rapaccini (Sesto San Giovanni 1970),  (per lei Goffredo Ademollo Valle scrive un’appassionata recensione) e tanti altri. Molti di loro sono conoscenti, alcuni anche amici di Goffredo Ademollo Valle. E’ in questo periodo e in quell' ambiente che si rafforza e matura la sua personalità artistica. Nel 1978 si sposa con Marusca Marri, insegnante, che ha conosciuto a Orbetello, nel 1971 e alla quale è stato sempre affettivamente legato . Da questa unione, nel 1980, nasce Federica. La famiglia abita nel comune di Campiglia Marittima, a Venturina , in una villetta bifamiliare di proprietà. Nell’Aprile del 1981 si licenzia dallo stabilimento “La Magona d’Italia” e si sposta con la famiglia a Piombino, in un appartamento acquistato in via della Repubblica n°46. Inizia così anche la sua carriera di imprenditore e di lavoratore autonomo ; per vivere svolgerà più attività, sia contemporaneamente che in tempi diversi : dal commercio e la rappresentanza di materiali edili, a progettista libero professionista, da agente di commercio e consulente nel campo dell’ agricoltura, a ristoratore e barista, ma la sua vita di lavoro sarà sempre pervasa da un forte disagio dovuto alla sua minacciata identità e alla possibilità di dover rinunciare, anche solo temporaneamente, alle proprie vocazioni. Sa bene quali sono i suoi veri interessi: lo studio della storia dell’Arte, della filosofia, della storia locale ma soprattutto l’attività pittorica e di designer.
Negli anni ottanta colloca il suo studio di pittore in Corso Italia 152, a Piombino. Sono due stanzette, di sua proprietà, alle quali si accede salendo un’ insolita e suggestiva scala aerea, adornata di fiori e piante sempreverdi, che attraversa la corte del palazzo. Lo studio è frequentato da colleghi pittori, scultori e da giovani studenti appassionati d’arte. Nascono così importanti collaborazioni artistiche e anche letterarie. E’ nel 1989 la sua prima Mostra personale di grafica e pittura, a Milano, presso la Galleria d’Arte Petrofil già Rizzoli Arte; Ursula Petrone , titolare della Galleria, da lui conosciuta, poco tempo prima, durante un soggiorno a Vienna, così lo presenta:
 “ Il vivere di oggi non conosce pause, pochi mesi e anni bruciano esperienze umane i cui valori dovrebbero essere più attentamente recepiti. Questo ritmo affannoso sembra cancellare intere generazioni. E, tuttavia nell’arte figurativa, poco abbiamo rinnovato e scarse sono le opere da salvare da un limbo grigio. Anche per questo mi è sembrato doveroso fare il punto dell’opera di Goffredo Ademollo che solo oggi propone al pubblico e alla critica le sue opere. Vero figlio d’arte, quasi autodidatta, continua il cammino dei suoi avi: Luigi Ademollo (1764-1849), Carlo Ademollo (1824-1911). E, proprio come loro sa dare un segno incisivo nella sua pittura, adoperando con fiducia e accanimento nonostante il mutare delle mode artistiche e la gran confusione nel mondo della pittura. A Goffredo Ademollo piace viaggiare. Nei dipinti ritroviamo l’emozione della “ Scuola di violino di Vienna”, “Il circo di Leningrado”, “I moscoviti nella metropolitana” e tante altre opere che si potranno ammirare in questa mostra, dove ci fa partecipe dei suoi momenti vissuti. Il suo pennello realizza compatto e svelto ciò che l’occhio vuole e la mente ha predisposto, nel cogliere una luce, un tratto, un gesto; segno tangibile della sua arte è la conferma di quei valori che il tempo non cancella ma riafferma e stabilizza. Basta soffermarsi sulla figura “ Donna al bar” per avere un’idea di questo equilibrio, di queste squisitezze di toni. Già si rilevano nei suoi oli “ La prima sigaretta”, “Tramonto sulla laguna di Orbetello”, fatti con pochi tocchi, ma con tale spigliatezza e vivezza di macchie e di brio di vita. Nei suoi dipinti le figure appaiono con varietà di movimento, con ricchezza di colore, con giusto rapporto di distanza e di prospettiva. Goffredo Ademollo non conosce e non apprezza i canali Mass media, quei canali accelerati e furbeschi che fanno di mediocri pittori, grandi interpreti delle correnti moderne. Ademollo preferisce il lavoro alla pubblicità, la ricerca di emozioni da riportare sulla tela. Questo è il segno di sicurezza e di una fiducia nella propria opera che non ha bisogno di “Laudatores” prezzolati, ma che si affida piuttosto al segno e al riconoscimento del tempo che è grande e buon “Giudice”. Questo glielo ricordano Luigi Ademollo e Carlo Ademollo, entrati nel limbo dei veri artisti, che gli hanno trasmesso l’amore per lo studio della figura e del ritratto estemporaneo e della ricerca di ambienti e personaggi, e infine la maestria dello studio del paesaggio, cui conferisce dimensione lirica.”
Seguono mostre collettive di successo che rientrano nel programma “Gran Gala di Arte Moderna”, organizzato sempre da Ursula Petrone, a Pompei e a Sorrento. Il catalogo è curato da Marino Fioramonti, critico d’arte, giornalista della RAI. Egli scrive a riguardo di Goffredo Ademollo Valle e della sua “ pittura romantica”:
“Figlio d’arte nel senso che Goffredo Ademollo discende da una famiglia di pittori fiorentini (Luigi Ademollo 1764-1849 e Carlo Ademollo 1824-1911), è rimasto fedele alla tradizione figurativa, al paesaggio e al ritrattismo dei suoi avi. Come Carlo Ademollo rifiutò il movimento macchiaiolo per soffermarsi su temi storici, patriottici e sociali (la sua pittura era considerata di scuola romantica o scuola di Staggia 1854), anche Goffredo ha rifiutato ogni movimento modernista. Rimane da spiegare perché chiamano romantica tutta la prima fase del ciclo storico dell’arte moderna, neo classicismo compreso. Nella poetica inglese del “sublime” il ricorso a temi e forme classiche è l’evocazione di una storia conclusa, che non continua nel presente, e che dunque può costituirsi a modello od esempio, ma non a premessa o precedente delle situazioni attuali. Il ricorso a temi e motivi ( ma non alla forma) della storia e dell’arte del Medioevo, indica invece che si sente una continuità tra quel passato e il presente. La stessa continuità, la stessa pittura romantica che Goffredo Ademollo, pur rendendosi conto di “essere un artista del proprio tempo”, tenta di interpretare oggi. Certamente i temi sono diversi: non più cavalli in corsa o in battaglia, soldati e combattimenti furiosi, le campagne risorgimentali del 1859 e 1866, ma immagini di pace e distensione tratte da un ipotetico “taccuino di viaggio”. Sfilano così, fugacemente, come in una sequenza fotografica, le immagini de ”Il circo di Leningrado”, con tutta la struggente poesia dei clowns, dei pierrots, delle maschere sullo sfondo di una città che fu regno incontrastato degli Zar; oppure “in metropolitana a Mosca” dove tra volti, personaggi e perestroijka si indaga e si rivela non più il mondo esterno, ma l’interno della psicologia individuale e collettiva; oppure del mendicante “chiuso” nel suo logoro cappotto sullo sfondo del teatro dell’Opera di Sidney; oppure i volti delle ragazze della “Scuola di violino di Vienna” che riflettono la lenta, ineluttabile decadenza della società del vecchio impero asburgico che ormai conserva soltanto il ricordo dell’originale prestigio; infine il dipinto della ragazza con la bottiglia dal titolo: “La solitudine del 31 Dicembre” in cui spicca quel “pezzo di vita” che è il calendario con tutta la sua evidenza fisica. Fatti, ricordi, ma soprattutto donne del nostro tempo, dagli sguardi provocanti,
riprese nei momenti più disparati; in auto, in moto, in discoteca, nei bar con una coloristica che non deve significare ma esprimere.”
In quel tempo scrive di lui anche il critico d’arte Mario Monteverdi:
“Discendente da una famosa famiglia di artisti ottocenteschi, Goffredo Ademollo ne ha principalmente raccolto le eredità narrative. Per lui la pittura è racconto, pretesto di evocazione di viaggi, di luoghi, di situazioni, di persone. Una ragazza esotica in una casa di piacere orientale, due moscoviti in attesa della metropolitana, un rustico con cavallino in sosta, un angolo di caffè in
qualsiasi parte del mondo sono i motivi che ricorrono in lui e che ne fanno un attento cronista, a volte lui stesso interprete e protagonista di una scena. La pittura diviene perciò un mezzo di trasmissione d’impressioni, a volte di stati d’animo, spesso di curiosità rivolte agli aspetti più intimi della vita. Quasi un confessato piacere di rivelarsi con amabile impudicizia.”
Il centro della città di Piombino, situato in prossimità degli stabilimenti siderurgici, nonostante i divieti imposti dalle leggi sanitarie vigenti, e gli sforzi da parte dell’industria di ridurre l’emissione di polveri e fumi, soffre di un pesante inquinamento. Goffredo Ademollo Valle decide di cambiare abitazione acquistando un appartamento , sempre a Piombino, con una stupenda vista sul mare, in località Salivoli , in via Raffaello n.9 (non a caso il cosiddetto comparto 56 diventa il quartiere delle vie dei pittori). La veduta dell’Isola d’Elba, dell’Isola di Montecristo, nelle giornate più chiare, i rossi tramonti, le frequenti mareggiate (la costa è spesso battuta da violenti venti di libeccio, ponente e scirocco), il costante traffico marittimo, sono spettacoli che Goffredo Ademollo Valle vive quotidianamente dal terrazzo della propria abitazione. Queste visioni, l’amicizia con il pittore e scultore Maurilio  Colombini, autore di vari soggetti floreali, gli offrono lo spunto per alternare una pittura meno impegnata, spesso “materica”, che assume cromatismi sempre più vivaci nella rappresentazione di una natura fatta di colore, altamente espressiva, ovvero espressionista, ad un’altra più seria, meditata, qualche volte tenebrosa, derivante dalla contemplazione del mondo classico, raffigurante temi e soggetti mitologici e biblici. Frequenta in questo tempo la casa studio del pittore Romano Guantini, in Via G. Garibaldi a Piombino. Guantini è un incisore formidabile, un disegnatore accanito, di grande talento, un artista da considerarsi Maestro e punto di riferimento. Goffredo
Ademollo Valle trascorre molte ore della notte a disegnare, a conversare con Guantini. Da lui apprende anche la tecnica dell’incisione ad acquaforte che eserciterà, ma limitatamente, e un’esclusiva tecnica di puntinismo eseguito a penna biro nera, che invece adotterà nella sua opera grafica successiva. E’ un momento di grandi riflessioni per Goffredo Ademollo Valle; l’amicizia e il rapporto intellettuale con l’artista Guantini incidono in profondità sulla sua personalità artistica e come pittore lo mettono di fronte a grandi responsabilità e altrettanti dubbi. Guantini si trasferisce in Provincia di Siena, a San Quirico d’Orcia, Goffredo Ademollo Valle continuerà a frequentarlo, ma sempre più raramente. Nel 1994 Goffredo Ademollo Valle partecipa alla Mostra mercato di Arte Contemporanea ETRURIARTE , allestendo uno stand in modo esclusivo, un po’ bizzarro, che provoca qualche critica e  reazione da parte di alcuni colleghi, ma ottiene consenso da parte dei visitatori. Si difende ironicamente citando la frase " Il volgare deride, denigra, distrugge tutto quello che non puo' capire". Nello stesso anno pubblica il primo saggio di Storia dell’Arte, da lui scritto, che riguarda un periodo buio della vita e dell'opera  di un pittore rinascimentale molto discusso: Rosso Fiorentino. Il titolo e' “Rosso Fiorentino a Piombino - Il ritratto di Jacopo V Appiani”. Il libro suscita l’interesse di numerosi studiosi italiani e stranieri e riscuote importanti consensi. In Germania, i dirigenti dei Musei di Berlino, riconoscendo la validità del suo lavoro inseriscono il suo nome nel nuovo catalogo della “Gemäldegalerie”. David Franklin, il più autorevole studioso europeo di Rosso Fiorentino dopo aver letto il testo è pronto a riconsiderare certe sue posizioni scrivendo: “I may be incorrect!”. Segue un secondo saggio, pubblicato nel 1995, che porta scompiglio nel mondo accademico per quanto riguarda alcune teorie e attribuzioni: “Piombino Le teste della fonte dei Canali di Marina – Sculture del XVII secolo”.
In questo periodo inizia anche a collaborare, come pubblicista, ai quotidiani: Il Tirreno, La Nazione, Il Giornale, L’indipendente. Nasce anche uno scambio epistolare amichevole con l’autorevole e severo storico dell’Arte FEDERICO ZERI che in più occasioni gli dimostra stima e apprezzamento, sia per il lavoro di studioso che per le sue opere grafiche. Così gli scrive Zeri il 23 Novembre 1995:
 “ Lei è la sola persona che si interessi alla storiografia e ai monumenti di Piombino”. Precedentemente, l’11 Dicembre 1993, dopo aver ricevuto in dono,per posta, un disegno, chiamato dallo stesso autore “piccolo e modesto lavoro di grafica ”, Zeri, dal Casale di Mentana, aveva risposto : “E grazie del ‘piccolo e modesto lavoro di grafica ’ (alla Bellmer) che apprezzo assai. Se un giorno dovessi fondare un Ordine, religioso o no, le farei scrivere il Libro della Regola, magari anche miniandolo.”
L’ultima mostra di Goffredo Ademollo Valle, a Piombino, risale al 14 Luglio 1994 e si svolge, solo per una notte, nell’elegante e grazioso giardino del villino privato Valdisalici di via Torino. Denominata “Un giardino per cornice” ottiene un buon successo e rimane impressa nella memoria dei partecipanti che ancora la ricordano con rimpianto.
Nel novembre dello stesso anno, viene invitato dall’Amministrazione di Piombino a tenere una conversazione in pubblico sul pittore Rosso Fiorentino al fianco di autorevoli relatori : il professor Ciardi, titolare della cattedra di Storia dell’Arte moderna all’Università di Pisa, il Professor Cecchi, altro docente universitario che insieme a Ciardi ha scritto una monografia su Rosso Fiorentino, Il Dr. Antonio Natali, allora direttore del Dipartimento della pittura del Rinascimento e del Manierismo
della Galleria degli uffizi di Firenze. In questo periodo Goffredo Ademollo Valle si reca per tre volte a Fucecchio, a far visita al pittore Arturo Carmassi. Parla con lui, vi pranza insieme, frequenta il suo studio, osserva attentamente le sue opere e capisce che c’è un momento nella vita di un pittore in cui deve spiccare il volo, da solo e più in alto possibile. Da qui in avanti Goffredo Ademollo Valle aspetterà quel momento, adoperandosi, in ogni modo, per arricchire le proprie esperienze artistiche e preparandosi a saper cogliere le occasioni future. E’ da ricordare la serata del Rotary Club, all’Hotel Centrale di Piombino, dove Goffredo Ademollo Valle tiene un’interessante conversazione sul restauro della lunetta in marmo della Chiesa di S.Antimo, scolpita da Andrea di Francesco Guardi nel XV secolo; in questa occasione ancora una volta egli parla, di fronte alle autorità cittadine, al Vescovo , ai soci rotariani, di maldestri interventi, realizzati o in progetto, ai danni del patrimonio artistico monumentale cittadino, e rinnova l’appello per salvare quello che rimane della locale “Cittadella” (lo aveva già fatto, per due volte, attraverso i giornali). Invita anche i presenti a prendere in considerazione l'idea di porre almeno una lapide con iscrizione,da porsi nella piazza Cittadella, in memoria dei soggiorni e delle attività svolte a Piombino dall'illustre Leonardo da Vinci.
Nell’anno 1995 si trasferisce all’Isola d’Elba, a San Piero in Campo e, in Piazza G.Garibaldi, al n° 14, organizza e apre uno studio di “Arti e Professioni” dove alterna l’attività di pittore (“Dipintore” si legge sulla targa di ottone posta all’esterno della porta) a quella di tecnico libero professionista. Ma quello che gli interessa di piu' e' la sua attività artistica. Numerosi sono i visitatori italiani e stranieri che entrano nel suo studio e ottimi sono i consensi. Lavora alla locandina in occasione della Festa del Libro di Marina di Campo; disegna la cartolina per la commemorazione del compositore Giuseppe Pietri. Il periodo elbano rappresenta per lui una bellissima esperienza; ha occasione di visitare le cave di granito, di conoscere una realtà che seppure in declino ancora vive. Conosce scultori e scalpellini. Lì orbitano grossi nomi: Cascella, Giò Pomodoro. Stringe un’affettuosa amicizia con Lido Montauti, un anziano del paese, scultore e pittore. Da lui apprende interessanti storie della vita e dell’attività del pittore Plinio Nomellini. Montauti da bambino è stato allievo di Nomellini. Nell’Agosto 1995 è a Marina di Campo con una sua mostra personale. Intanto l’interesse per la storia dell’isola e per le sue ricchezze ambientali e artistiche lo coinvolge a tal punto che scrive un terzo saggio, mai pubblicato, nonostante il menabò pronto da dare alle stampe, dal titolo: “ San Piero in Campo antica postazione di controllo delle cave di granito del Seccheto all’Isola d’Elba”. Benché l’attività di pittore andasse bene e così anche quella di professionista, solo per ragioni familiari, decide di trasferirsi a Grosseto. Acquista un appartamento al terzo piano del Palazzo Palmieri, in Via Fiume n°9. Il fratello e il cognato si occupano di impiantistica e termo-idraulica, lo chiamano nella propria azienda; ancora una volta svolge mansioni di tecnico. A Grosseto cerca di continuare la sua attività artistico letteraria. Ma “la città nuova” così ironicamente la chiama , è ambiente piuttosto ostile alla “cultura”, al di fuori di quella che si può definire cultura della politica e dell' economia . Goffredo Ademollo Valle rimprovera ai grossetani la loro rassegnazione alla sudditanza e dipendenza dalla dominante Siena. Scrive sulla Nazione l’8 Settembre 1997 : “Quei senesi padroni di maremma”, articolo in cui fa riferimento al furto avvenuto nel XIV secolo, da parte dei senesi, della campana del Palazzo comunale di Grosseto, che fu posta poi come simbolo di conquista a Siena, in Piazza del Campo, sulla Torre del palazzo del Mangia. Egli non riesce a perdonare ai cittadini grossetani di tutti i tempi di non aver mai rivendicato, anche in modo simbolico, la propria campana e di aver rinunciato così alla propria identità, accettando di essere il popolo di una città dominata.
In questo periodo organizza e guida visite di musei, mostre importanti, gite in luoghi di particolare interesse storico e in aree archeologiche; più che i grossetani lo seguono ancora molti amici e conoscenti di Piombino. Ma in questo periodo lo appassiona soprattutto lo studio e la ricerca su un personaggio della storia locale molto controverso. Si tratta di Margherita Marsili, la giovane rapita nel XVI secolo dai pirati barbareschi e divenuta poi ROXELANA, la Hürrem Sultan, il personaggio femminile più importante della Storia dell’Impero Ottomano. Nella propria abitazione, sulla parete della camera dipinge a tempera su muro (circa mt.5.00x2.00) la storia di Margherita. Nel frattempo si reca in Turchia, a Istanbul, alla ricerca di qualche traccia di Roxelana; Visita Topkapi, la Suleymaniye Camii, il mausoleo dove Roxelana è sepolta; fotografa, indaga fa rilievi, rischiando anche di incorrere in qualche reazione da parte della polizia turca. A Istanbul Goffredo Ademollo Valle conosce il pittore italiano Francesco Scarfone, di Rieti, per lui scriverà una recensione e con lui rimarrà sempre in contatto, legato da un rapporto di affettuosa amicizia e collaborazione. Nel 1998 lo scrittore, giornalista e conduttore televisivo Bruno Modugno scrive un romanzo che tratta della vicenda di Margherita Marsili: “Ballata Saracena”. Viene a conoscenza di un articolo scritto precedentemente, sul quotidiano Il Tirreno, da Goffredo Ademollo Valle sull’argomento. Cerca di mettersi in contatto con lui, lo incontra e subito nasce tra i due una sincera amicizia, che dà inizio a una fattiva collaborazione intellettuale, sostenuta da un comune interesse per la storia della Maremma. Il libro viene presentato a Roma, presso la antica  libreria Remo Croce, in Corso V.Emanuele II, n°156, di fronte a uno scelto e numeroso pubblico. Madrina della serata è la presentatrice TV Gabriella Farinon, al tavolo, a fianco di Modugno, siedono l’illustre poeta, giornalista e critico Luciano Luisi e l’editrice Lolita Guakil. Modugno chiama vicino a sé Goffredo Ademollo Valle e lo invita a parlare della storia di Margherita e subito ottiene applausi e lodi. L’Architetto e scrittore Pier Paolo Vergerio, che era presente, gli proporrà di scrivere un libro insieme a lui, a quattro mani, sulla Battaglia di Lepanto. Intanto Modugno continua in Maremma la presentazione itinerante del suo libro e chiede ovunque la presenza come relatore di Goffredo Ademollo Valle. Lo stima e glielo dimostra coinvolgendolo nel programma televisivo monotematico SEASONS, Linea Natura, da lui condotto. Goffredo Ademollo Valle è autore di tre documentari riguardanti la storia e le tradizioni del territorio grossetano, trasmessi sul canale D+ e su altre TV europee. In questo periodo partecipa, su richiesta dell’Associazione Pro Loco di Porto Ercole, come relatore, alla serata commemorativa della morte di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, in piazza Santa Barbara, adottando lo slogan: “Porto Ercole lo ha sepolto e Porto Ercole lo fa rivivere”(lo slogan verrà poi utilizzato in modo arbitrario dalla Pro Loco portercolese per ogni manifestazione successiva che avrà a che fare con la figura del Caravaggio). Sulla storia di Margherita Marsili, Goffredo Ademollo Valle non ha ancora pubblicato alcun testo. Nel corso dello studio di questa intrigata storia nasce anche una sincera amicizia con la principessa Nicoletta d’Ardia Caracciolo, scrittrice, che è discendente indiretta della famiglia Marsili. La Principessa è molto interessata alla storia della sua lontana antenata ed esorta più volte Goffredo Ademollo Valle a scrivere e pubblicare quello che sa, però senza successo. Comunque Goffredo
Ademollo Valle ha scritto sull’argomento alcune pagine; si tratta di note inedite, molto interessanti, che lo stesso autore diffonde via internet . E’ l’anno 2000, Goffredo Ademollo Valle decide di lasciare il capoluogo maremmano e si trasferisce ad Arcidosso, paese situato, sempre in Provincia di Grosseto, alle pendici del Monte Amiata. Si stabilisce in un accogliente e grazioso appartamento, ben restaurato, acquistato all’interno del complesso architettonico medioevale del Castello aldobrandesco. Poi organizza il suo studio in un suggestivo, antico locale, situato in prossimità della sua abitazione. Lì si rivolge al Sindaco e agli Assessori della locale Amministrazione comunale, poi scrive agli amici, simpatizzanti e conoscenti, illustrando il progetto che ha in mente. Vorrebbe realizzare un centro culturale, denominato “Il Giardino delle Muse”. Questo è il testo della lettera da lui inviata:
"Carissimi vi porgo innanzi tutto un cordiale saluto. Da alcuni mesi mi sono trasferito, come saprete, ad Arcidosso, ameno paese medievale situato sulle pendici del Monte Amiata, in Provincia di Grosseto. Probabilmente ho dato credito ad una delle profezie di quello stravagante personaggio, vissuto nel XVI secolo, passato alla storia come “Il Pazzo di Cristo” ovvero il Brandano da Siena Vaticinante, profeta di Petroio. Si tramanda che egli, riferendosi al territorio del Monte Amiata,
abbia detto la seguente frase: “Si salveranno solo coloro che abiteranno nel cerchio della montagna”. Suona come un’inquietante sentenza che comunque non è da ignorare, visto che altre sue profezie sembrano essersi avverate. E’ questa terra fertile per il misticismo; infatti, la presenza di asceti, profeti e santoni fa ormai parte della sua storicità. Questo luogo, ancor più degli altri dove
ho precedentemente vissuto, riesce a ispirarmi, con i suoi silenzi, i suoi spazi, i suoi grigi monumenti lapidei, un forte sentimento di amore per l’arte, invitandomi a una più profonda contemplazione del bello ideale, allo studio, alla lettura e alla meditazione. Nasce così anche una grande volontà di fare, di generare opere, di raccogliere amici e conoscenti, vecchi e nuovi, per renderli partecipi di nuove idee, nuovi progetti, nuovi risultati di studio e lavoro. Ed è proprio questo entusiasmo a suscitare in me il desiderio di intraprendere la seguente iniziativa:
vorrei organizzare, qui ad Arcidosso, un Centro culturale dal nome “Giardino delle Muse”. Si tratterebbe di un’associazione o club esclusivo per persone di qualsiasi età, purché motivate e sensibili alle arti e alle lettere. All’attività anche didattica del “Centro” (Corsi di Storia dell’Arte, pittura, disegno) intenderei associare le seguenti iniziative artistico-letterarie:
-Conversazioni sul patrimonio artistico monumentale o beni culturali in genere con particolare
riguardo alla loro conservazione.
- Conversazioni di Storia dell’Arte con approfondimento delle conoscenze su specifici argomenti.
-Commento di eventi artistici di rilievo ed eventuale organizzazione di gite e visite guidate a
Musei, Mostre importanti, Monumenti, luoghi di particolare interesse storico-artistico.
- Incontri e dibattiti con pittori, scultori, scrittori.
-Mostre di pittura.
-Presentazione di libri.
-Lettura collettiva di prosa e poesia.
Uno dei motivi che anima questa iniziativa è la volontà di mettere a disposizione delle persone, che lo desiderano, le conoscenze da me acquisite in tanti anni di lavoro e di studio. Per prima cosa ho ritenuto di rivolgermi a voi amici, cioè a chi nel passato ha già diviso con me alcune delle esperienze sopra elencate e sa con quanto entusiasmo e passione mi sono sempre dedicato allo studio e alla ricerca nell’Arte e nella Storia. Per realizzare il mio progetto ho da poco acquistato un locale, situato all’interno della antica rocca aldobrandesca di Arcidosso. E’ un immobile che conserva alcune delle caratteristiche medioevali
originali; possiede spazi sufficienti all’esercizio delle suddette attività ed è corredato di un piccolo e grazioso giardino.
A voi chiedo di partecipare come Soci fondatori del Centro culturale “Giardino delle Muse”. Per diventare Soci fondatori dovete compilare il foglio prestampato allegato, indicando il numero di quote che volete sottoscrivere (min. n°1 e max. n°10), e farmelo poi riavere. Il contributo per ogni quota è di Euro100,00; come corrispettivo avrete un controvalore in opere grafiche e pittoriche, proporzionale alle quote acquisite. Vi allego l’elenco delle opere a disposizione con le rispettive quote/valore. Si tratta di opere facenti parte della mia collezione tra le quali, ovviamente, sono incluse anche alcune da me prodotte.
Spero di avervi presto nel “Giardino delle Muse”.
Un affettuoso abbraccio
Goffredo
Purtroppo l’iniziativa non ha successo. Gli amministratori comunali ignorano il suo progetto, le persone che confermano la propria adesione sono in tutto solo sei; per Goffredo Ademollo Valle la delusione è profonda. Nel 2002 subisce anche un furto nella sua abitazione. Ancora una volta decide di spostarsi, prima a Orbetello e poi, nello stesso Comune, ad Albinia, sempre seguito dalla sua famiglia. Continua comunque a lavorare nel suo studio di Arcidosso. Nel 2004 dopo altre varie esperienze la decisione di conoscere “il nuovo mondo”. Ha visitato, anche più volte, Francia, Inghilterra, Austria, Svizzera, Germania, Danimarca, Svezia, Belgio, Spagna, ex Unione Sovietica, Ungheria, ex Cecoslovacchia, ex Iugoslavia, Grecia, Turchia, Isole Canarie,Thailandia, India, Pakistan, Singapore, Australia, Isole Caraibiche. Non è mai stato negli Stati Uniti. Sceglie lo Stato della Florida, la città di Miami Beach, South Beach, soggiorna nel quartiere Art Deco District. E’ arrivato il momento tanto desiderato, Goffredo Ademollo Valle, inizia a frequentare l’Art Center di Miami Beach, lì conosce Carolina Sardi, una giovane artista emergente di origine italiana, frequenta il Britto Central, in Lincoln Road, conosce e fa amicizia con il pittore, di origine russa, Alexander Gore, il cui studio si trova all’inizio di Ocean Drive, uno dei luoghi più frequentati della città. Là lavora alcune opere, con una nuova tecnica, usando per la prima volta colori acrilici, e concepite con lo spirito della Pop-Art. E’ la NEW POP-ART. Assume il nome d’arte Dedò, il nomignolo con
cui viene chiamato affettuosamente dai suoi familiari.
Al suo rientro in Italia Goffredo Ademollo Valle, ovvero Dedò, porta con sé tutto l’entusiasmo che ha accumulato in America, un’enorme voglia di fare, di far conoscere anche nel suo paese la portata e la qualità del suo lavoro. Lavora giorno e notte e prepara per l’Agosto del 2005 una mostra personale all’interno di una casetta studio, in Piazza della Chiesa n°5, situata ai piedi della Torre aldobrandesca del castello di Capalbio, paese prestigioso, all’estremo sud della Provincia di Grosseto, sul confine con il Lazio. Il posto è frequentato, soprattutto in estate, da importanti personaggi della cultura, dello spettacolo, della politica; ma vi circolano anche tanti turisti qualificati con interessi artistici e culturali. Li' ha vissuto per molti anni l'illustre artista franco-americana Niki De Saint Phalle e ha realizzato "Il giardino dei tarocchi", parco monumentale considerato luogo di attrazione in tutto il mondo. Il successo della casa studio di Dedò, aperta al pubblico, è grande. Molte e calorose sono le espressioni di stima e i consensi sono unanimi. La New Pop-Art, maturata in America e elaborata in Italia, piace moltissimo, tanto agli adulti quanto ai bambini. Sono tanti i ragazzi che entrano nella casetta studio di Capalbio ad ammirare le opere che si intravedono dalle finestrine. Molti di loro capiscono che quel linguaggio artistico è in linea con il loro modo di vivere, di vestire, di ascoltare musica, di raccogliere i messaggi pubblicitari; è il linguaggio che loro vogliono. Si accorgono che contiene elementi di novità rispetto a quello che gli viene in genere proposto.
Dedò scrive un breve manifesto esplicativo in inglese:
“America is the new world. The new world that, about one century ago, Antonin Dvoràk, Czechmusician, well expressed in his ninth symphony, absolute masterpiece, one important page of Post-Romantic age.
In past times the new world was a safe and hospitable place for those who sought freedom of political thought and religion . It was also the country of new opportunity for many emigrants that arrived by the sea to look for a job. To day the new world is an ideal place for those who follow artistic works or are interested in present-day arts. It is fertile land where are born arts evolve and are reference points for all the world. In every century there is one predominating art that prevails over all others. Without doubt the primary art of the twentieth and the beginning twenty-first century is the great American Cinema. The others arts, the music, the fashion, the figurative and plastic arts, and advertising art, revolve round the cinema. In America interest in the arts is a fact of recent time. As like John Walker, the National Gallery of Washington ex manager, wrote, “America was short, at is were, of the past time wheel where to grind the present-day results“. This new position, of great attention about the arts, of passion for the artistic production, makes the difference between the America and other states of the world. In past time the Europe was the forge of the arts, now it’s no longer! To day the Europe is only a rich museum of great value; the European schools are proper to past time. In the post-war period, around 1950, Pop-Art started in England and then expanded in America where the consumers’ society promoted its development. The American Pop Art was a extraordinary innovation. Andy Warhol, Jaspers Johns , Robert Rauschenberg, Tom Wesselmann,
Roy Lichtenstein, James Rosenquist, were the leaders in the American Pop-Art movement. Later Peter Max and Keith Haring, went on. After the untimely death of Haring, Romero Britto, a young Brazilian artist carried the movement forward with his outstanding work. The work of this artist includes magic and amusing figures painted with luminous intensity. Pop-Art used images and objects derived from advertising, publicity and other. Britto’s works are used in publicity and fashion and his signature has became a trade name. I would like to suggest NEW POP-ART as the name for this new trend in art. After 35 years of working as classic artist I have matured to New Pop-Art.
In my painting I have suppressed the conventional lights and shades, the shadings, the traditional rules of prospective, the general rules of composition. I have revitalized the Pop-culture by revisiting the Pop-Art. I have started to decompose my construction, to section by diagshat, longitudinal, and cross lines, giving origin to plane figures where objects, animals and characters are executed with sharp outlines and the contrast between colours. The leitmotiv of all my work is the love. An ideal world directed by love, joy and enthusiasm. My work wants to be a positive, a joyful work, exalting the values of life and provoking positive feelings. It’s conceived as the pleasure of soul. Flowers, hearts, cats, dogs, birds, women, men, children, are painted with variety of colours; the triumph of colour. These are free paintings, pleasantly made with no limits to fantasy, creativity, or lively imagination which ranges widely over all the work. My painting desires also to be dream world for people young and old. The first time I have showed my New Pop-Art works in Italy was in Tuscany, at Capalbio. This my recent art exhibition was a great success. I got favorable and sincere compliments from the public. But the true encouragement came from little children. Often, in front my pictures they said: “Beautiful! Very beautiful!”. This is very important event because I work principally for them, for the rising generation. I believe to work for the future life, for who have to come into the world. It was a child who said: “ The king has no clothes”. The comments of the children convince me that I’m on the right path to leave a legacy not of darkness misery and hate but a legacy of light, love and happiness.”

E poi in italiano:

L'America è "il nuovo mondo", quello che più di un secolo fa ispirò il grande musicista céco Antonin Dvoràk nella composizione della nona sinfonia, capolavoro assoluto, una delle pagine più suggestive del sinfonismo postromantico. Nei secoli scorsi l'America è stata un sicuro e ospitale rifugio per tutti coloro che cercavano libertà politica e religiosa, nonché la nuova e trovata patria per quegli emigranti che vi si sono avventurati in cerca di lavoro.
Oggi "il nuovo mondo" costituisce certamente il posto ideale per chi pratica attività artistiche o si interessa di arte contemporanea. E' un terreno fertile dove nascono e si evolvono interessanti espressioni artistiche che fanno scuola in tutto il mondo. Ogni secolo è caratterizzato da un'espressione artistica primaria che prevale e domina tutte le altre e che ne diventa il propulsore, l'unico punto di riferimento. L'espressione artistica primaria, più importante del XX secolo e inizio XXI, è indiscutibilmente il grande Cinema americano; intorno a esso ruotano la musica, la moda, le arti figurative e plastiche, la pubblicità.
E' anche vero che in America l'interesse per l’Arte e la sua fruizione da parte del popolo è cosa recente. Come scrisse intorno agli anni sessanta dello scorso secolo John Walker, ex Direttore della National Gallery di Washington, in America mancava, per così dire , la mola del passato sulla quale affinare i risultati del presente. Ma credo che sia proprio questa condizione di novità, di grande attualità dell' interesse per le Arti, di sorprendente passione per la produzione artistica, che fa la differenza tra l'America e il resto del mondo. Un tempo era l'Europa la fucina delle arti, oggi non lo è più! L'Europa rimane solo un preziosissimo e ricco Museo e le scuole europee appartengono oramai
alla storia. Nel dopoguerra, intorno agli anni '50, nacque in Inghilterra la tendenza nel campo delle arti figurative a rappresentare una cultura popolare originata dalla celebrazione di una società consumistica in evoluzione. Si trattava di una straordinaria innovazione: la Pop-Art del XX secolo che, in netta contrapposizione con l’eccessivo intellettualismo dell’Espressionismo astratto, rivolgeva la propria attenzione agli oggetti, ai miti e ai linguaggi della società dei consumi. Questa tendenza arrivò quasi subito in America e prese forza. La società americana ancor più consumistica di quella inglese, attraverso il cinema, la fotografia, la stampa, la televisione, recepì immediatamente questa novità e ne favorì lo sviluppo. Nacque così la Pop-Art americana. Andy Warhol, Johns Jaspers,
Robert Rauschenberg, Tom Wesselmann, Roy Lichtenstein, James Rosenquist, ne furono i più significativi precursori. Successivamente seguirono esponenti di primo piano quali Peter Max e Keith Haring, pittore, quest'ultimo, molto popolare e apprezzato anche in Italia. Dopo la prematura morte di Haring si fa strada, in America, un giovane artista brasiliano, Romero Britto. La sua opera consiste in immagini magiche e divertenti caratterizzate dagli intensi colori che catturano l'attenzione
popolare e trovano consenso e successo tra un vastissimo pubblico. Britto attinge dal cinema, soprattutto dai cartoni animati, dai fumetti, dai costumi popolari e dalla vita di tutti i giorni; è il vero interprete e testimone del nostro tempo. E mentre nella Pop-Art si utilizzava immagini e oggetti tratti dalla pubblicità, Romero Britto presta le immagini delle sue opere alla pubblicità e anche alla moda, all'arredamento, ai beni di consumo e fa della sua firma un marchio commerciale. Questa nuova tendenza artistica la definirei New Pop-Art. Quando sono partito per la prima volta per la Florida ho ingenuamente creduto di poter portare qualcosa in quel paese, magari qualche novità. Il fatto di avere conoscenze storiche, architettoniche, di avere studiato per tanti anni la Storia dell'Arte, di avere frequentato tanti musei e gallerie d'Arte, di avere osservato con attenzione e da vicino le opere dei grandi maestri del passato, di avere visitato più volte monumenti di importanza universale e di avere vissuto la mia vita nella contemplazione del mondo classico, disegnando e dipingendo per circa quaranta anni, mi aveva reso vanitoso, più o meno come tutti gli europei odierni.
Vivendo in Florida, a Miami, a Miami Beach, mi sono dovuto ricredere. Non ero io a portare qualcosa in America ma era l'America che mi offriva l'opportunità di portare qualcosa in Italia, bastava solo che lo volessi. Ho frequentato così artisti americani e internazionali, l'Art Center di Miami Beach, le gallerie d'Arte più prestigiose; mi sono reso conto, giorno dopo giorno, che la Pop-Art aveva lasciato una traccia profonda nella cultura generale americana e che gli artisti più popolari e bravi erano proprio quelli che seguivano quella traccia e la interpretavano con destrezza e fantasia, allineandosi ai ritmi della vita odierna, proiettati già verso il futuro, pronti per le generazioni che devono ancora nascere. Ho pensato perciò di chiamare questa continuità della popular art, che non significa arte popolare, ma arte condizionata dalla cultura di massa, derivata dalla celebrazione di una società, inevitabilmente sempre più consumistica, NEW POP-ART. La Pop-Art utilizzò lo stesso linguaggio della pubblicità e si rese omogenea alla società che l’aveva prodotta, diventando bene di consumo e in quanto tale da utilizzarsi come un qualsiasi prodotto di massa, uguale per
tutti e da tutti fruibile. La New Pop-Art raccoglie opere la cui caratteristica principale è l’unicità e viene posta sul mercato a dei prezzi non accessibili a tutti, anzi direi alla portata di pochi, mentre il prodotto di massa che si inserisce nell’area del consumo a buon mercato, da tutti fruibile, è rappresentato da copie di immagini, riproduzioni su carta, su stoffa, su plastica e altro. Ho così riflettuto sulla mia intera opera artistica, sulla produzione di anni e anni di lavoro; mi sono reso conto di avere svolto un lungo esercizio, di avere maturato importanti esperienze di tecnica grafica e pittorica, di avere composto. Si è trattato di un lavoro propedeutico molto valido, dovevo perciò iniziare a metterlo a frutto. Ho così deciso di aderire alla New Pop-Art. La New Pop-Art si attua rivitalizzando la Pop-Cultura e rivisitando la Pop-Art. E' stato piacevolissimo scomporre invece di comporre, disfare invece di fare. Attenzione! è stato piacevole e facile perché la costruzione era già stata fatta. Non consiglierei mai di disfare, di smontare una costruzione che non si è prima fatta. Ho soppresso dalla mia pittura luci, ombre, chiaroscuri, e prospettive tradizionali. Ho iniziato poi a sezionare le mie composizioni attraverso linee orizzontali, verticali e oblique che danno origine a figure geometriche piane entro le quali sono immersi oggetti, fiori, animali, persone, realizzati per contrasto di colore. Ho mostrato per la prima volta il mio lavoro, inerente la New Pop-Art, in Italia, a Capalbio, in Toscana. E' stato un gran successo. Ho ottenuto largo favore e complimenti da un vasto pubblico. Alcuni hanno individuato nella mia opera la matrice del Cubismo. Lo stesso Vittorio
Sgarbi che è stato uno degli illustri personaggi in visita all'esposizione di Capalbio, la cui voce conta, la notte del 30 Agosto 2005, seduto davanti ai miei quadri, ha affermato: "Questo è il nuovo Cubismo". E' vero che si tratta di una pittura che come il Cubismo deriva dalla maturazione,
nonché dal rifiuto della rappresentazione classica della realtà e che tende a risolvere la stessa rappresentazione delle figure riferendola a forme geometriche. Ma in questo caso le forme geometriche sono prevalentemente piane e non solide, cubi, piramidi e prismi, come nel Cubismo, e inoltre concorre al risultato finale soprattutto il contrasto tra più colori, ottenuto con toni netti, decisi, senza sfumature. C'è nella mia opera la parziale scomposizione della struttura della forma, caratterizzante del movimento cubista; non c'è invece la sua frantumazione in vari piani e il tentativo di dare quasi un valore visivo tridimensionale alla pittura. E' comunque ovvio che per fare qualcosa di nuovo nel presente occorre la conoscenza del passato. Solo avendo osservato a fondo le opere dei grandi maestri, dopo aver lavorato molto e con passione e con in dote un po’ di talento, si potrà tentare di aggiungere uno o più tasselli al grande mosaico dell' Arte. Il leitmotiv di tutto il mio lavoro è senza dubbio l'amore. Io vedo un mondo ideale diretto dall'amore, dalla gioia e dall'entusiasmo. La mia opera vuole costituire un programma positivo antitetico in una società, quella attuale, che tende ad una cultura, dominata dai mass-media, dove prevale tutto ciò che è tragico, negativo e brutto. Con la mia pittura piena di gioia voglio rallegrare chi la guarda, esaltare i valori della vita e provocare sentimenti positivi. Essa è concepita per il piacere dello spirito. Fiori, cuoricini, gatti, cani, uccelli, uomini, donne, bambini, oggetti e paesaggi, sono dipinti con varietà di colori brillanti; si può dire un trionfo del colore. E' un modo di dipingere libero con nessun limite alla fantasia, alla creatività, alla vitale immaginazione. Rappresenta un mondo sognato da grandi e piccoli. Ed è proprio dai giovani, dai bambini, che mi sono arrivati i maggiori e più calorosi consensi. Molti sono stati anche i giovani che, durante la temporanea mia assenza, scrutando attraverso le finestre i quadri illuminati, hanno lasciato dei bigliettini scritti dimostrandomi la loro ammirazione. Per esempio questo:
"Ke (sic) talento! I tuoi quadri sono bellissimi, sono fichissimi. Con affetto Valentina". Oppure un altro: " Ci sono piaciuti molto i suoi quadri per quanto si riescano a vedere dalle finestrine!!! Complimenti. Serena, Tiziana e Giobbe."
Ma il vero consenso viene dal pubblico ancora più giovane, dai bambini.
E' successo più volte che i bambini di fronte ai miei quadri sono rimasti come incantati, senz'altro affascinati. Molto spesso hanno esclamato: "Belli! Bellissimi!". E'' un fatto importante, per me molto incoraggiante, perché io lavoro principalmente per loro, per chi deve crescere e diventare, per chi deve ancora venire al mondo. Ci fu un bambino che disse" Il Re non ha vestiti".
I commenti dei bambini mi convincono di essere sulla strada giusta per lasciare un'eredità non di buio, miseria e odio, ma un'eredità di luce, amore e felicità.
L'Arte è cosa seria, ma va affrontata con la giusta ironia, anche sorridendo , tenendo conto che c'è sempre poi il momento della resa dei conti; quindi conviene far bene, perché, come soleva dire ai colleghi, il sagace pittore senese Mino Maccari, parafrasando un vecchio proverbio: "L'Arte chi la fa l'aspetti!". Dopo l’esperienza di Capalbio, Dedò si sposta di nuovo, per qualche giorno, ad Arcidosso, in occasione delle Feste paesane di Ottobre. Apre il suo studio , quello che doveva essere “ Il giardino delle muse”, in via Talassese n°24, espone i suoi ultimi lavori. E’ un bel successo! Ancora una volta i consensi sono tantissimi, i visitatori numerosi, la nuova amministrazione comunale del paese apprezza e appoggia la mostra che continuerà per l’intero mese. Dopodiché Dedò ritorna in Florida, a
Miami Beach e là vive ancora nuove esperienze importanti, si carica ancora di grande entusiasmo, partecipa alle due favolose serate organizzate per la presentazione della “Vodka Cavalli”, all’ Hotel Shelborne, dove lui soggiorna. Conosce personaggi della moda, dello spettacolo, del cinema , lavora alla grande tela di Miami. Ritorna in Italia e sente che è venuto quel momento che tanto ha aspettato. Adesso può volare, da solo, si è scaricato metaforicamente del peso di tutto quel bagaglio ingombrante accumulato nel passato. La pittura adesso è piacere, divertimento creativo, sfogo passionale della fantasia attraverso il colore, libertà di interpretazione al di là di ogni
condizionamento culturale . Organizza e apre, a Capalbio, “Il Dedò Central ”. Alterna i soggiorni di Capalbio con quelli di Miami Beach; ambiente “vacanziero”, clima estivo, vicinanza del mare, sono tre cose a cui Dedò, per lavorare, non può più rinunciare. A coloro che gli domandano quale percorso ha seguito per arrivare a questo nuovo linguaggio artistico, Dedò risponde parafrasando un detto del grande Picasso: “quando ero giovane amavo la pittura classica e sognavo di dipingere come Michelangelo; ho impiegato quasi una vita per imparare a dipingere come un bambino”.  Nella stagione estiva Dedò e' a Capalbio, nel suo laboratorio all'Arco Santo, nel centro storico in un locale che non a caso si trova proprio sotto l'appartamento dove visse per molti anni il noto artista romano Franz Borghese. L'arco Santo oggi e' diventata una vetrina e anche un salotto dove si conversa, si ascolta buona musica e si respira Arte; quell'Arte alla quale Dedò ha dedicato tutta la vita.


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